Ecco Jibo, il robottino di famiglia un po’ umano
Chissà se Asimov, scrivendo “Io, Robot”, pensava che una macchina creata dall’uomo sarebbe mai veramente arrivata a sviluppare un’intelligenza tale da poter funzionare in completa autonomia -o quasi-.
Lo scrittore sci-fi per eccellenza aveva stilato, per le sue storie, tre fondamentali leggi della robotica, per proteggere gli umani, creatori di qualcosa più grande di loro, da una rivolta dovuta a quella stessa coscienza. Certo, vedendo il piccolo Jibo in azione pare chiaro quanto uno scenario simile sia del tutto inattuabile; d’altro canto, la mole di azioni che è in grado di svolgere e le situazioni che riesce a cogliere (non necessariamente pratiche, ma più umane se vogliamo, come espressioni o stati d’animo) lasciano di certo perplessi, tanto da farci domandare quanto la tecnologia stia correndo e quanto effettivamente noi ci dovremmo impegnare per stare al passo con lei.
Per chi non conoscesse Jibo, stiamo parlando di un robottino per la casa, progettato da Cynthia Breazel ed il suo team Jibo, Inc. e pubblicato sulla nota piattaforma di crowdfunding IndieGogo, in cui ha peraltro raggiunto una quantità record di donazioni, superando i due milioni di dollari (e che ad oggi ne vale oltre 25). Le sue funzioni sono tra le più disparate, cose semplici come l’agenda, i promemoria, la ricerca su internet ed altre cose attuabili anche da uno smartphone e che ricordano molto da vicino servizi come Siri e Cortana, sa riconosce i nostri volti e le nostre voci, ci parla, ci sa consigliare ed aiutare. Jibo può raccontare storie, cattura ed immortala i momenti importanti; ma più di ogni altra cosa, Jibo impara. Tramite un complesso algoritmo è infatti in grado non solo di riconoscerci, ma di capire i nostri caratteri ed i nostri comportamenti, per sapersi adattare di conseguenza. Molte di queste funzioni sono mostrate nel video di presentazione, presente in calce all’articolo, dove il punto focale è la naturalezza con cui all’atto pratico tutte queste sue funzioni si rapportano alla vita di tutti i giorni di una famiglia del tutto ordinaria.
D’altro canto è già da molto che il mondo della casa ha preso questa piega. La tecnologia entra preponderante in ambiti in cui prima non v’era necessità e sempre di più si punta ad un sistema smart in cui tutti gli apparecchi siano connessi tra loro; non solo computer o smartphone, ma televisori, lavastoviglie, lavatrici, frigoriferi; insomma, l’intento è chiaro e in questo senso Jibo non è una sorpresa ma anzi la naturale evoluzione di un percorso già intrapreso. A questo punto è più che altro lecito chiedersi cosa questo significhi, se rapportato all’effettiva esigenza di una persona e, quello che dovrebbe essere il punto fondamentale di ogni avanzamento tecnologico, quanto questo effettivamente possa aiutare ad elevare la qualità di vita di un individuo. D’altro canto questa è prima di tutto l’era dell’informazione, eppure sembra che le tecnologie più diffuse paiano null’altro che avanzatissimi giocattoli, capaci più d’isolare che di unire. Voi cosa ne pensate, un compagno come Jibo può realmente essere un valore aggiunto per la vita di tutti i giorni nelle nostre case, oppure sarebbe soltanto l’ennesimo gadget da esibire, o peggio l’ennesima scusa per non affrontare la vita e nascondersi dietro un dito? A noi sinceramente piace, ma come già accennato c’è da capire quanto le persone stesse siano pronte per lui.
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